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Museo Civico di Sansepolcro - Le opere

Piero della Francesca – Resurrezione (1460).

Assieme al Polittico della Madonna della Misericordia, la Resurrezione è considerato il capolavoro di Piero della Francesca. L'opera fu realizzata per decorare il Palazzo dei Conservatori (oggi sede del Museo Civico). La scena raffigurata è quella della resurrezione di Cristo; un Cristo solenne, maestoso, che si erge dalla tomba reggendo nella mano lo stendardo delle crociate, ai suoi piedi quattro uomini (probabilmente soldati) addormentati. Fra i quattro soldati vi sarebbe anche Piero della Francesca, che ha voluto trasporre il proprio autoritratto nell'affresco. La disposizione piramidale delle figure (il Cristo come “punta”, e i quattro soldati addormentati sotto come la base) sembra sottolineare la netta differenza che esiste fra il piano terreno (i militi) e il divino (Gesù). Da notare le differenze sullo sfondo alle spalle del Cristo: alberi spogli a sinistra, e una rigogliosa vegetazione alla sua destra, a rappresentare il rinnovamento del mondo portato dalla resurrezione di Cristo, oltre che un chiaro richiamo ai cicli vitali della natura cari ai pagani. Lo scrittore britannico Aldous Huxley, autore de “Il mondo nuovo”, definì l'opera “la più bella pittura del mondo”. E proprio questa lode salvò Sansepolcro, durante la Seconda Guerra Mondiale, dai bombardamenti alleati che altrimenti avrebbero raso al suolo la cittadina: il capitano Anthony Clarke ritirò l'ordine di attaccare la città una volta ricordatosi della presenza dell'affresco.  

Piero della Francesca – Resurrezione (dettaglio I).

Piero della Francesca – Resurrezione (dettaglio II).

Piero della Francesca – Resurrezione (dettaglio III).

Piero della Francesca – San Giuliano (1445).

Affresco parziale rappresentante San Giuliano l'Ospitaliere. La leggenda narra che il giovane San Giuliano fosse un ricco mercante fiammingo dal carattere focoso e vendicativo. Un giorno credette di trovare la moglie e il suo amante nel suo talamo e, in preda alla gelosia, li uccide. In realtà questi erano i genitori di Giuliano che, sconvolto per il terribile errore, decise di abbandonare le sue ricchezze e partire per un viaggio di espiazione completamente dedicato ai bisognosi e ai malati. Dopo un viaggio durato anni si fermò sulla rive del fiume Potenza, ove si dedicò all'opera pia di traghettare da una riva all'altra del fiume i lebbrosi. Mentre era intento a questo compito, un lebbroso rischiò di cadere nelle acque del fiume e San Giuliano, senza curarsi della propria sicurezza, non esitò a soccorrerlo tendendogli la mano. Il lebbroso si rivelò essere Gesù Cristo, che stava mettendo alla prova Giuliano per assicurarsi che il suo pentimento fosse reale. Grazie a questo gesto misericordioso, alle sue opere di bene e alla volontà di espiazione, San Giuliano fu fatto santo e reso protettore dei malati. Nell'affresco di Piero, purtroppo giunto a noi solo in parte, il Santo sembra fissare il suo sguardo su qualcosa di distante.

Piero della Francesca – San Ludovico (1460).

L'opera, attribuita non senza dubbi a Piero della Francesca, raffigura San Ludovico protettore degli esauriti. L'affresco fu realizzato su commissione di Ludovico Acciaioli, governatore fiorentino a Sansepolcro. Se si considera il committente, l'affresco assume una doppia valenza, religiosa, a causa del soggetto, e civile: il Ludovico Acciaioli, che porta lo stesso nome del santo, veniva così omaggiato per aver riportato a Sansepolcro la carica di gonfaloniere di giustizia.  

 

Piero della Francesca – Polittico della Madonna della Misericordia (1445 – 1462).

Capolavoro di Piero della Francesca, il Polittico della Misericordia fu commissionato dalla Confraternita della Misericordia nel 1445. Le condizioni per la consegna prevedevano una lavorazione di massimo tre anni e il lavoro completamente autografo del maestro. Purtroppo, a causa di vari impegni lavorativi presi in altre zone d'Italia, la consegna dell'opera fu rimandata per quasi vent'anni, e poté essere completata solo grazie all'intervento dell'amico e collega Giuliano Amidei. Al centro dell'opera si erge la Madonna, avvolta  nel colore dorato che ne ribadisce la natura divina, il mantello aperto per avvolgere e proteggere i fedeli ai suoi piedi.  

 

Piero della Francesca – Polittico della Madonna della Misericordia (dettaglio I).

   

Piero della Francesca – Polittico della Madonna della Misericordia (dettaglio II).

   

Piero della Francesca – Polittico della Madonna della Misericordia (dettaglio III).

Angelo Tricca – Busto di Piero della Francesca. (1875)

Opera dell'artista biturgense Angelo Tricca, il busto di terracotta raffigura (secondo l'uso dei ritratti rinascimentali) una versione giovanile dell'artista Piero della Francesca, riconoscibile anche dai colori usati per l'abito. 

Federico Zoi – Sant'Egidio e Sant'Arcano (XVII secolo).

Le due lunette raffigurano i Santi Egidio e Arcano, ritratti nell'atto della preghiera. Secondo la tradizione locale, Sant'Egidio e Sant'Arcano sono i fondatori della città di Sansepolcro, che deve il suo nome ad alcuni resti sacri che i santi riportarono da un pellegrinaggio in Terra Santa. 

Federico Zoi – Sant'Egidio e Sant'Arcano (seconda lunetta).

 

Domenico Cresti – Crocifissione e Santi.

Il quadro rappresenta la crocifissione di Cristo, circondato dalla Madonna, alcuni angeli, San Giovanni, San Girolamo, San Francesco e Santa Maria Maddalena. L'opera di Domenico Cresti è un esempio di come gli artisti dell'epoca applicarono i dettami della Controriforma: l'uso di una storia facilmente riconoscibile dai testi sacri, assieme ad una semplicità di esposizione che favorisse la comprensione immediata degli avvenimenti e una dimensione umana ed emotiva per coinvolgere lo spettatore nella storia raccontata.  

   

Domenico Cresti – Crocifissione e Santi (dettaglio I).

   

Domenico Cresti – Crocifissione e Santi (dettaglio II).

 

Dal Ponte Leandro detto Bassano – Adorazione dei Magi (1600-1622).

Il quadro raffigura la presentazione di Gesù ai Re Magi venuto ad adorarlo. La Madonna e Gesù sono circondati da una luce che, di riflesso, sembra illuminare tutto il resto del quadro. I Magi sono distinguibili dalle ricche vesti e dai doni che recano con sé. In basso a sinistra, un personaggio apre uno dei forzieri e rimane colpito dalla quantità e ricchezza dei doni.

   

Dal Ponte Leandro detto Bassano – Adorazione dei Magi (dettaglio I).

   

Dal Ponte Leandro detto Bassano – Adorazione dei Magi (dettaglio II).

   

Dal Ponte Leandro detto Bassano – Adorazione dei Magi (dettaglio III).

   

Dal Ponte Leandro detto Bassano – Adorazione dei Magi (dettaglio IV).

 

Giuliano Amidei – Giuditta con la testa di Oloferne (XV secolo).

Affresco del monaco Giuliano Amidei, storico amico e collaboratore di Piero della Francesca. Raffigura l'episodio biblico in cui Giuditta, bella e ricca vedova ebrea, inganna e uccide tramite decapitazione il generale nemico Oloferne, salvando così il suo popolo dalla sconfitta. 

 

Anonimo – Madonna con il Bambino in trono e Santi (XIV secolo).

L'affresco, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria, raffigura la Madonna seduta sul Trono dei Cieli che tiene in braccio Gesù bambino. Accanto a lei sono riconoscibili Sant'Antonio Abate, San Giuliano e Santa Caterina d'Alessandria. 

   

Anonimo – Madonna con il Bambino in trono e Santi (parte II).

   

Anonimo – Madonna con il Bambino in trono e Santi (parte III).

 

Pittore locale – San Nicola da Tolentino e otto episodi della sua vita (XIV secolo).

Nato per intercessione divina ad una coppia ormai anziani e sterile, San Nicola si votò giovanissimo all'ordine degli Eremitiani di Sant'Agostino, ove si distinse con l'amore per lo studio, le grandi doti di esorcista e una vita rigorosa e pia. Egli è santo patrono delle anime del Purgatorio, i carcerati, gli appestati e i naufraghi. L'affresco ripropone i fatti salienti della sua vita, come il miracolo di guarigione fatto ad una donna cieca, o il salvataggio di un uomo dall'impiccagione. 

 

Pittore Aretino – Martirio di Santa Caterina d'Alessandria (XIV secolo).

L'affresco raffigura il martirio di Santa Caterina d'Alessandria, condannata a morte tramite il supplizio della ruota. Il condannato veniva legato ad una ruota, e con una mazza il boia gli rompeva le ossa di braccia e gambe. La ruota veniva poi fatta girare, provocando vomito e disturbi circolatori nel condannato, e talvolta sotto di essa venivano posti degli spuntoni che laceravano la pelle della vittima portando alla morte per dissanguamento. La leggenda narra che la ruota si ruppe durante il martirio della Santa, e i suoi boia furono costretti a ricorrere alla decapitazione per ucciderla.

 

Niccolò di Agnolo del Fantino – La Giustizia (1441).

L'affresco ritrae la Giustizia, con la bilancia tipica della sua iconografia in mano, a testimonianza che la legge è uguale per tutti. L'opera era originariamente parte delle mura dello stesso edificio che ospita il Museo, in quella che era l'antica Sala delle Udienze. 

 

Pittore Aretino – Episodi della vita di Santa Caterina d'Alessandria (XIV secolo).

Particolare di un affresco parziale dedicato alla vita di Santa Caterina d'Alessandria. La santa è famosa per aver convertito, usando la logica e l'eloquenza, un gruppo di filosofi pagani mandati per costringerla ad abiurare la sua fede cristiana. Essa fu in seguito martirizzata assieme ai filosofi, per il suo continuo rifiuto ad abbandonare la fede, e condannata a morte tramite ruota dentata. Ma lo strumento si ruppe con lei sopra, e così fu decapitata. 

 

Maestro del Tondo Grenville – Madonna col Bambino.

L'affresco risale al quattrocento, ed è stata fatta risale a Grenville, un discepolo del Perugino.

   

Maestro del Tondo Grenville – Madonna col Bambino (dettaglio).

 

Pittore Aretino – Episodi della Vita di Sant'Amelia (XIV secolo).

Frammento di una serie di affreschi che riproponevano la vita di Sant'Amelia. Della vita della santa si sa poco e nulla, se non che probabilmente fu zia ed educatrice del nipote Gregorio Magno, futuro santo e pontefice della Chiesa Cattolica.

 

Opere della Collezione Burri.

Originario di Città di Castello, Burri combatté nella Seconda Guerra Mondiale come ufficiale medico. Fatto prigioniero in Tunisia dagli americani, fu rinchiuso in un campo di concentramento texano e qui iniziò a dipingere. Tornato in Italia alla fine della guerra, organizzò le prime mostre e sperimenta con tecniche artistiche innovative. In particolare si fa notare per l'uso di materiali insoliti, quali dei sacchi da tela, olio, bronzo, smalto, resina, acciaio e cemento. Le sue opere sono esposte nei musei di tutto il mondo.

   

Opere della Collezione Burri (parte II).

   

Opere della Collezione Burri (dettaglio parte II).

   

Opere della Collezione Burri (parte III).

 

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (XV secolo).

Coro in legno proveniente dalla chiesa di San Francesco. 

   

Altro coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (XV secolo).

   

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio I).

 

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio II).

   

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio III).

   

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio IV).

   

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio V).

   

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio VI).

   

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio VII).

   

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio VIII).

   

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio IX).

   

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio X).

   

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio XI).

   

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio XII).

   

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio XIII).

   

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio XIV).

Coro ligneo con tarsie prospettiche in stile pierfrancescano (dettaglio XV).

Antico leggio medievale. 

Gerino da Pistoia – Madonna del Soccorso (1502).

Oggetto del quadro è una leggenda medievale secondo la quale una madre (a sinistra) infastidita dal pianto del proprio bambino, pronunciò la frase “Che il diavolo ti porti!”. E il diavolo arrivò effettivamente a prendere il bambino. Ma la madre, pentita e impaurita, chiese soccorso alla Madonna che immediatamente giunse a scacciare il male e salvò il bambino. 

Gerino da Pistoia – Madonna del Soccorso (dettaglio I).

Jacopo Carucci detto Pontormo – Martirio di San Quintino (1494 – 1556).

Capolavoro del Pontormo, il Martirio di San Quintino è un'opera che tratta un episodio non molto conosciuto della mitologia cristiana. San Quintino era un cittadino romano che, convertito al cristianesimo, si dedicò alla predicazione della parola di Gesù in Gallia. Per questo fu incarcerato e torturato, ma rifiutò di abiurare la sua fede e fu condannato a morte. Le mani gli furono trafitte da due lunghi chiodi, e altrettanto dieci più piccoli infilati sotto le unghie delle mani. Messo alla gogna come esempio per gli altri cristiani, fu infine decapitato e i suoi resti gettati nelle paludi della Somme. Mezzo secolo più tardi, una donna cieca, colpita da un'ispirazione divina, giunse nel luogo dove riposavano i suoi resti e li ritrovò, scoprendo meravigliata che essi emanavano un “odore di santità”. In seguito diede una degna sepoltura al Santo ed eresse per lui una cappella. Come ricompensa per le sue pie azioni, la donna recuperò la vista.

Andrea della Robbia – Madonna col Bambino e due cherubini.

Tondo in terracotta invetriata raffigurante la Madonna con il Bambino. La tecnica della terracotta invetriata fu messa a punto da Luca della Robbia e da suo nipote Andrea. Essa garantisce, tramite un processo che “fossilizza” la pittura nella ceramica, una grande resistenza contro gli agenti atmosferici e il passaggio del tempo. Fu quindi molto utilizzata nel Rinascimento per produrre decorazioni ad uso esterno. 

Giovan Battista Cungi – Annunciazione (1547).

L'opera raffigura l'Annunciazione della nascita di Gesù alla Vergine Maria. L'arcangelo Gabriele discende dal cielo, portando con sé un giglio, simbolo della purezza di Maria. Da notare in quest'opera di Cungi l'uso dei molteplici, brillanti colori usati per illustrare la scena. 

Giovan Battista Cungi – Annunciazione (dettaglio I).

Matteo di Giovanni – Pala dei Santi Pietro e Paolo. (1455).

I due pannelli erano stati pensanti originariamente come “cornice” al Battesimo di Cristo di Piero della Francesca, ora esposto alla National Gallery di Londra. A sinistra è raffigurato Pietro, con i suoi oggetti “simbolo”, un libro e una chiave, e a destra Paolo con la spada del martirio. Alla sinistra di Pietro sono inoltre raffigurati Santo Stefano, Santa Maria Maddalena e Sant'Arcano, mentre alla destra di Paolo figurano Sant'Antonio Abate, Santa Caterina e Sant'Egidio. In basso sono raffigurate varie scene dai Vangeli, intervallati da piccoli ritratti di dottori della chiesa come Sant'Agostino.

Matteo di Giovanni – Pala dei Santi Pietro e Paolo. (dettaglio I).

Matteo di Giovanni – Pala dei Santi Pietro e Paolo. (dettaglio II).

Matteo di Giovanni – Pala dei Santi Pietro e Paolo. (dettaglio III).

Matteo di Giovanni – Pala dei Santi Pietro e Paolo. (dettaglio IV).

Matteo di Giovanni – Pala dei Santi Pietro e Paolo. (dettaglio V).

Matteo di Giovanni – Pala dei Santi Pietro e Paolo. (dettaglio VI).

Matteo di Giovanni – Pala dei Santi Pietro e Paolo. (dettaglio VII).

Andrea della Robbia – Natività con l'Annuncio ai pastori e Annunciazione (1480).

Grande pala in terracotta che raffigura, al centro, un giovane pastore risvegliato da degli angeli che gli annunciano la nascita di Gesù. In alto vi è l'Annunciazione dell'Arcangelo Gabriele alla Madonna e in basso, San Francesco e Santa Chiara assieme a quattro angeli inginocchiati. 

Andrea della Robbia – Natività con l'Annuncio ai pastori e Annunciazione (dettaglio I).

Andrea della Robbia – Natività con l'Annuncio ai pastori e Annunciazione (dettaglio II).

Andrea della Robbia – Natività con l'Annuncio ai pastori e Annunciazione (dettaglio III).

Andrea della Robbia – Natività con l'Annuncio ai pastori e Annunciazione (dettaglio IV).

Giovanni de' Vecchi – Presentazione della Vergine al tempio (1570 – 1580).

L'episodio raccontato dal dipinto fa parte del ciclo di storie mariane che narrano la vita della Vergine Maria dalla nascita fino al matrimonio con Giuseppe. Questa particolare opera si focalizza su una Maria adolescente, accolta dai sacerdoti al momento del suo ingresso nel Tempio di Gerusalemme, una consuetudine dell'epoca che prevedeva un periodo di ritiro monastico per le ragazze non ancora maritate.

Giovanni de' Vecchi – Presentazione della Vergine al tempio (dettaglio I).

Giovanni de' Vecchi – Presentazione della Vergine al tempio (dettaglio II).

Giovanni de' Vecchi – Presentazione della Vergine al tempio (dettaglio III).

 

Santi di Tito – Bianca Cappello. (XVI secolo)

Ritratto di Bianca Cappello, cortigiana nota per la sua eleganza e bellezza, e per essere stata l'amante del Granduca di Toscana Francesco I de' Medici. A soli quindici anni Bianca si sposò, in seguito ad una fuga d'amore, con il gentiluomo fiorentino Pietro Bonaventuri. Ben presto però l'idillio con il marito si spense, e lei si rese conto che le possibilità economiche dell'uomo erano ben diverse da quelle prospettate. Insoddisfatta del suo matrimonio, intraprese una relazione adulterina con Francesco I de' Medici, il nuovo Granduca di Toscana dopo l'abdicazione del padre Cosimo I, intrappolato a sua volta in un matrimonio infelice. La loro relazione durò tutta la vita, e sebbene Bianca fosse odiata dai fiorentini e osteggiata dalla famiglia dei Medici, Francesco I non le negò mai doni e riconoscimenti, giungendo persino a riconoscere il loro figlio illegittimo e a sposarla in gran segreto in seguito alla morte della prima moglie. I due morirono a distanza di un giorno l'uno dall'altro di febbre malarica o, come recentemente ipotizzato, avvelenati.  

 

Santi di Tito – Riposo durante la fuga in Egitto (XVI secolo).

Quadro del pittore proto barocco Santi di Tito, raffigura un momento di riposo della sacra famiglia durante la loro fuga in Egitto per sfuggire ad Erode. 

   

Santi di Tito – Riposo durante la fuga in Egitto (dettaglio I).

   

Santi di Tito – Riposo durante la fuga in Egitto (dettaglio II).

   

Santi di Tito – Riposo durante la fuga in Egitto (dettaglio III).

 

Santi di Tito – San Clemente I Papa disseta miracolosamente i fedeli (1592).

Considerato uno dei Padri della Chiesa, San Clemente è il primo pontefice ad aver rinunciato al suo incarico in vita. La leggenda narra di come San Clemente convertì numerose persone durante la sua predicazione, tanto da irritare l'Imperatore Traiano che lo condannò a morte. San Clemente fu gettato in mare con un'ancora legata al collo, e da allora il mare retrocede ogni due anni consentendo ai fedeli l'accesso al sacrario contenente le sue ossa. Nel quadro viene raffigurato l'episodio in cui San Clemente, mandato dall'Imperatore Traiano nelle miniere di marmo in Crimea ove erano esiliati molti cristiani costretti a lavorare in condizioni orribili, prega affinché il Signore allievi le sofferenze dei suoi fedeli. Dio rispose alle preghiere del santo inviando un agnello che creò una nuova sorgente da una roccia per dissetare i minatori esausti. 

Santi di Tito – Annunciazione (XVI secolo).

Il quadro raffigura l'annunciazione della nascita di Gesù alla Madonna, da parte dell'Arcangelo Gabriele. La scena è raffigurata in modo classico, con l'Arcangelo Gabriele inginocchiato di fronte alla Madonna, che ascolta la notizia incredula e timorosa, una mano alzata e l'altra sul grembo. I due sono osservati dall'alto da Dio e dalla sua schiera di angeli. Simbolica è la colomba in volo sopra Gabiele e la Madonna, che ricorda dell'alleanza fra Dio e l'uomo stipulata dopo il Diluvio Universale. 

   

Santi di Tito – Annunciazione (dettaglio I).

 

Agostino Ciampelli – La Distruzione degli idoli (1618).

Figura centrale del dipinto è San Bartolomeo, raffigurato con un coltello in mano (simbolo del suo prossimo martirio) mentre spiega ad un re e alla sua famiglia la distruzione degli idoli pagani. Il bambino che regge il mantello del re, in basso a destra, sembra guardare direttamente lo spettatore. Questa “rottura della quarta parete” serve per coinvolgere la persona che guarda il quadro, facendolo sentire partecipe del momento sacro raffigurato.
   

Agostino Ciampelli – La Distruzione degli idoli (dettaglio).

 

L'Empoli (Jacopo Chimenti) – Glauco e Scilla (1620).

Quello di Glauco e Scilla è un episodio tratto dalle Metamorfosi di Ovidio. Il pescatore Glauco, diventato quasi per caso un nuovo Dio del mare, si innamora della bellissima Scilla. La fanciulla però respingeva qualunque pretendente alla sua mano. Disperato, Glauco chiede aiuto alla maga Circe, a sua volta innamorata di lui. Con il cuore pieno di risentimento, Circe si vendica sulla fanciulla, trasformandola in un orribile mostro marino destinato ad uccidere i marinai che transitavano dalle parti della sua tana. La tavola raffigura il momento in cui Scilla si ritrae pudicamente da Glauco, intimorita dal suo corpo per metà pesce in seguito alla trasformazione in Dio.  

 

Santi di Tito – Cristo in pietà fra due putti (1576).

Curioso olio su tela in cui Santi di Tito dipinse un quadro nel quadro. Due putti sono ritratti nell'atto di scostare le cortine che ricoprono un secondo quadro, in cui il corpo del Cristo viene accudito dai discepoli. 

Santi di Tito – Cristo in pietà fra due putti (dettaglio).

Antonio e Remigio Cantagallina – Ultima Cena (1604).

Questa tela rappresenta l'unica opera conosciuta dei due fratelli Cantagallina di Sansepolcro. Chiaramente ispirato a l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, l'opera propone una visione classica della scena sacra: Gesù al centro, la testa di Giovanni appoggiata sulla sua spalla, gli apostoli impegnati in un'animata discussione e all'estrema sinistra Giuda, con il sacchetto dei denari nascosto sotto la sedia. 

Antonio e Remigio Cantagallina – Ultima Cena (dettaglio).

La biglietteria del Museo con negozio di souvenir accanto. 

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte I).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte II).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte III).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte IV).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte V).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte VI).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte VII).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte VIII).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte IX).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte X).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XI).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XII).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XIII).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XIV).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XV).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XVI).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XVII).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XVIII).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XIX).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XX).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XXI).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XXII).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XXIII).

Collezione di chiavi e chiavistelli medievali (parte XXIV).

Collezione di antichi paramenti sacerdotali (parte I).

Collezione di antichi paramenti sacerdotali (parte II).

Antiche sculture ed incisioni decorative (parte I).

Antiche sculture ed incisioni decorative (parte II).

Antiche sculture ed incisioni decorative (parte III).

Antiche sculture ed incisioni decorative (parte IV).

Antiche sculture ed incisioni decorative (parte V).

Antiche sculture ed incisioni decorative (parte VI).

Collezione di antichi oggetti ad uso religioso: statuette, calici, incensieri etc. (parte I).

Collezione di antichi oggetti ad uso religioso: statuette, calici, incensieri etc. (parte II).

Collezione di antichi oggetti ad uso religioso: statuette, calici, incensieri etc. (parte III).

Collezione di antichi oggetti ad uso religioso: statuette, calici, incensieri etc. (parte IV).

Collezione di antichi oggetti ad uso religioso: statuette, calici, incensieri etc. (parte V).

Collezione di antichi oggetti ad uso religioso: statuette, calici, incensieri etc. (parte VI).

Collezione di antichi oggetti ad uso religioso: statuette, calici, incensieri etc. (parte VII).

Opere d'arte moderna di artisti locali (parte I).

Opere d'arte moderna di artisti locali (parte II).

Opere d'arte moderna di artisti locali (parte III).

Opere d'arte moderna di artisti locali (parte IV).

Opere d'arte moderna di artisti locali (parte V).

Opere d'arte moderna di artisti locali (parte VI).

Collezione di oggetti risalenti al Paleolitico (parte I).

Sono tracce dei primi insediamenti umani nella zona dell'Alta Valle del Tevere.

Collezione di oggetti risalenti al Paleolitico (parte II).

Collezione di oggetti risalenti al Paleolitico (parte III).

Collezione di oggetti risalenti al Paleolitico (parte IV).

Collezione di oggetti risalenti al Paleolitico (parte V).

Lapide funebre di un tribuno romano.

Resti di un'antica tomba romana (parte I).

Resti di un'antica tomba romana (parte II).